La stabilizzazione del sodalizio avvenne il 2 febbraio 1950, con il Decreto 162 del Presidente della Repubblica: veniva approvato il nuovo Statuto, che entrò in vigore solo l’8 settembre 1951 con il cosiddetto Regolamento esecutivo; il 19 gennaio 1953 vi furono le elezioni delle cariche.
Nasceva così la “Associazione Nazionale del Carabiniere in congedo”; ne divenne presidente il Generale Crispino Agostinucci. Nei tre anni seguenti, l’associazione si consolidò sul territorio nazionale, grazie a un’organizzazione ramificata.
Infine, al Presidente della Repubblica Italiana spettò ancora l’ultimo e decisivo passaggio: era necessario un altro Decreto, il numero 1286 del 25 luglio 1956. Entrava così in vigore lo Statuto Organico; il definitivo Regolamento d’esecuzione era approvato con un decreto ministeriale il 29 maggio 1957.
Il gruppo associativo assumeva la nuova e attuale denominazione: “Associazione Nazionale Carabinieri”. Alla fine del 1957 le sezioni, sparse sul territorio italiano, erano quasi novecento, con quasi quattrocento sottosezioni.
La sede della “Associazione” fu stabilita a Roma. Grazie al Regolamento, lo Statuto diventava esecutivo per tutte le sezioni dell’ANC italiana distribuite territorio della penisola.
LA STORIA DELL'ANC
Non ci sarebbe l’Associazione Nazionale Carabinieri di Bresso (ANC di Bresso) senza l’Associazione Nazionale Carabinieri italiana (ANC), che è presente su tutto il territorio italiano e, anche, in diversi stati stranieri. Il gruppo bressese ne è parte integrante e ne promuove gli articoli dello Statuto nazionale.
Per descrivere il decennale della sezione cittadina, è dunque necessario capire bene le “nostre” radici; senza di queste, anche l’ANC di Bresso non potrebbe essere portatrice di quel grande patrimonio di valori umani, sociali e morali, che caratterizzano da sempre l’Arma dei Carabinieri.
Prima di parlare del “nostro” decennale, nei paragrafi seguenti sono illustrati alcuni cenni storici dell’ANC italiana.
La prima associazione dei Carabinieri in congedo nacque a Milano.
BREVE STORIA DELL'ARMA DEI CARABINIERI
La nascita il 13 luglio 1814.
Il 20 maggio 1814 il re di Sardegna Vittorio Emanuele I rientrava a Torino, riprendendo il possesso della Savoia, dei territori di Nizza, del Piemonte e delle terre dell’attuale Liguria.
Era il giusto premio che il Congresso di Vienna gli forniva per essere stato antinapoleonico e antifrancese. Si ricostituiva in questo modo il regno sardo-piemontese ma il nuovo sovrano doveva dare prova di essere un vero re, visto che la prospettiva di essere un protettorato del rinato impero asburgico era più che una realtà.
Era passato solo un mese dal suo rientro e a Vittorio Emanuele I premevano, prima di tutto, due fattori: riconfermare e rilegittimare la sua autorità di re e creare il necessario controllo dell’ordine pubblico e della sicurezza dei territori. Poteva raggiungere questi scopi solo costituendo una struttura statale e una polizia di grande valore professionale. Con una prerogativa per entrambe: la fedeltà alla Casa Savoia. Seguendo un po’ la famosa “amalgama” del nemico “Napoleone”, il nuovo sovrano decise di ripristinare le vecchie leggi statali prenapoleoniche, utilizzando gli uomini e le strutture dell’occupazione francese.
Il 13 luglio 1814 Vittorio Emanuele I creò il “Corpo dei Carabinieri Reali”, che fu fortemente legato all’istituzione monarchica dei Savoia e che era costituito da uomini già impegnati nel periodo napoleonico.
La fondazione dei “Carabinieri Reali” era contenuta nelle “Regie Patenti”: il nuovo corpo, che assomigliava per i compiti di polizia alla Gendarmerie francese, doveva “assicurare viemmaggiormente il buon ordine e la pubblica tranquillità”.
I “Carabinieri Reali” furono da subito un corpo militare, con un disciplina e con un addestramento in piena regola; dovevano, poi, prestare un giuramento alla monarchia sabauda.
Il cosiddetto “spirito di corpo” fu reso sempre più solido dal primo posto assegnato nella “Regia Armata Sarda”, vale a dire l’esercito di terra del Regno di Sardegna. Il primo Comandante Generale dei “Carabinieri Reali” fu Giuseppe Thaon di Revel, nominato da Vittorio Emanuele I il 13 agosto dello stesso 1814.
Il “Corpo dei Carabinieri Reali” ebbe subito funzioni di sicurezza esterna e interna. Per prima cosa, doveva difendere la neo-monarchia sabauda dagli attacchi esterni, partecipando alle guerre. Poi, doveva tutelare gli abitanti del regno e l’ordine legislativo vigente, diventando un vero e proprio organo di polizia in servizio permanente. Per questo motivo, i “Carabinieri Reali” avevano una grande capacità operativa e una flessibilità d’utilizzo sul vasto territorio ricostituito.
Di seguito, Vittorio Emanuele I diede al nuovo “Corpo” un ordinamento territoriale, come la stessa Gendarmerie francese. I “Carabinieri”, infatti, furono fin da subito a stretto contatto con le popolazioni e furono presenti in tutte le zone del ricostituito regno, in modo da garantire l’ordine pubblico e il controllo sociale. Infine, avevano anche il compito di tutelare e difendere la dinastia dei Savoia e, in particolare, la persona dello stesso sovrano.
Grazie a una Determinazione Regia del 9 agosto, lo stesso Vittorio Emanuele I stabiliva le forze numeriche del “Corpo dei Carabinieri Reali”: vi appartenevano ventisette ufficiali e settecentosettantasei militari, suddivisi a loro volta tra Carabinieri a cavallo e Carabinieri a piedi.
Il “Corpo”, dal punto di vista strutturale, era composto da sei divisioni (a Torino, Alessandria, Novara, Cuneo, Nizza e Savoia), dalle luogotenenze e dalle stazioni. Il reclutamento era su base volontaria tra soldati che avevano prestato servizio nel precedente regime napoleonico e nei reparti italiani delle stesse armate di Napoleone.
Dopo un biennio di sperimentazione, il “Corpo dei Carabinieri Reali” ebbe una fondamentale sistemazione sia nell’organico, con l’aumento della forza numerica, che nella distribuzione sul territorio, con l’istituzione delle compagnie. Nel 1816, tramite le “Regie Patenti” del 15 ottobre e la “Determinazione Sovrana” del 9 novembre, il contingente era costituito da duemilasessantotto uomini (con sessantanove ufficiali e millenovecentonovantanove tra sottufficiali e militari; cinquecentocinaquantasei erano carabinieri a cavallo).
Le divisioni rimasero sempre sei, con la soppressione di quella di Nizza e con la creazione di quella di Genova per il territorio ligure. Si articolavano, però, in diciannove compagnie, che erano poste agli ordini di capitani e di luogotenenti anziani, e in ventotto luogotenenze, comandate da luogotenenti di recente nomina. La base del presidio territoriale era ancora la stazione, comandata dai cosiddetti marescialli d’alloggio. Il “Corpo dei Carabinieri Reali” si confermava ben distribuito nel Regno sabaudo, aveva un’agile e snella organizzazione e garantiva una tempestività nell’azione.